giovedì 3 dicembre 2015

niuktipagaiplàghios



Foto di Carmine Petruccelli




























1
non scrivere  su uno stralcio di bandiera
la formula per tramutare
il vino in un altare, 
non scrivere del tutto, fai altro.
anche le fragole sono un problema,
le bacchette del diavolo accese per far danzare
una cuspide di stelle: meglio. 
non scrivere su di esse,

che tu voglia l'uva. continuare
a morire di desiderio, come io desidero e attesto 
che io desidero. voglio che tu mi chieda se sono 
felice e voglio risponderti: si,
lo sono. urlarlo maledirlo. voglio ancora un
lembo di festa nel petto    per cantare
linverno nel formicaio 
                               entusiasta.   

*
un
giorno eressero sopra alla mia tristezza cento minareti
di battaglia, sopra ai miei seni doro la
parola sconfitta, ma era la parola amore
e non vidi.    e mai più vidi.

scrivi se vuoi nel vento come fa 
un samurai con la sua piuma
di luce, scrivi se vuoi fra le
cantilene dei villaggi chiuse
a sera contro la santa scienza della luce 
meglio però che tu non scriva affatto
fai altro. disimpara l'arte
mettila fra gli assi.

volli essere madre
e lo fui
diedi un satanasso ai tuoi occhi, per farti
dire: io credo. senza la lievità fattibile
della poesia.

2
voglio la parola fratello urlata 
e maledetta
ugualmente la parola amore.   urlata, maledetta
tirare via   dal suo zeppelin il vecchio capitano, 
mettergli  davanti uno specchio: non somigli al rospo lieto che
tutta lestate ha suonato un violino 
alla luna dei poeti, no...
 
   chi poserà per
questo antico dipinto già mille volte dipinto?
voglio amare amare amare senza fine amare e
lidea che tu voglia amare ||


*
vidi un giorno scrollarsi di dosso la gazza ladra la sua anima
non mi serve  disse  - che me ne faccio di unanima
se la terra è già piena di lombrichi e il sole
sopra le mie tese un occhio di rubino fra
le carte lattee della volta.

   
3
eravamo umanità,  intensi   di squille
amanti nelle veglie 
prima che nelle nostre ossa il vento facesse viole di
ogni nucleo.
e quando sotto il cielo trafitto da 
un ago di alabastro
mi dicesti  - io so chi sono.  e non volli
crederti, mi rubasti

gli occhi  e il caffè fu maturo nella
piantagione , la cavalla
partorì esmeralda,
tua figlia.
scriverlo
su questo muro che hai venduto
le tue scarpe, non servirebbe a niente - a chi vuoi che
importi? di quanti fiumi abbiamo scavato il letto,
di oro che mutammo in piombo, 

accanto a un disarmo grande  giace
la rosa  filosofica     sempre o quasi - alchimia
è facile rima di anarchia, un poeta non fa rime 
a caso
una rosa con un petalo  
 strappato,

ricordi, carlo?

provateci voi, provate a scrivere la parola amore sopra
a un petalo di rosa senza ferirvi, mentre  avvicinate ad essa le
vostre labbra - fili doro sottili come labbra.
e con le labbra un fiume d'oro
urlato, maledetto, dal nucleo all'inferno
della rosa













elia b. 



 

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