Foto di Carmine Petruccelli |
1
non
scrivere su uno stralcio di bandiera
la
formula per tramutare
il vino in un altare,
non
scrivere del tutto, fai altro.
anche le fragole sono un problema,
le
bacchette del diavolo accese per far danzare
una
cuspide di stelle: meglio.
non scrivere su di esse,
che tu
voglia l'uva. continuare
a morire
di desiderio, come io desidero e attesto
che io desidero. voglio che tu mi chieda se sono
che io desidero. voglio che tu mi chieda se sono
felice e voglio risponderti: si,
lo sono.
urlarlo maledirlo. voglio ancora un
lembo di festa nel petto per cantare
l’inverno nel formicaio
entusiasta.
lembo di festa nel petto per cantare
l’inverno nel formicaio
entusiasta.
*
un
giorno
eressero sopra alla mia tristezza cento minareti
di
battaglia, sopra ai miei seni d’oro la
parola
sconfitta, ma era la parola amore
e non
vidi. e mai più vidi.
scrivi se
vuoi nel vento come fa
un samurai con la sua piuma
di
luce, scrivi se vuoi fra le
cantilene dei villaggi chiuse
a
sera contro la santa scienza della luce
meglio
però che tu non scriva affatto
fai altro. disimpara l'arte
mettila fra gli assi.
fai altro. disimpara l'arte
mettila fra gli assi.
volli
essere madre
e lo fui
diedi un
satanasso ai tuoi occhi, per farti
dire: io
credo. senza la lievità fattibile
della
poesia.
2
voglio la
parola fratello urlata
e maledetta
ugualmente
la parola amore. urlata, maledetta
tirare via dal suo zeppelin il vecchio capitano,
mettergli davanti uno specchio: non somigli al rospo lieto che
tutta l’estate ha suonato un violino
mettergli davanti uno specchio: non somigli al rospo lieto che
tutta l’estate ha suonato un violino
alla luna dei poeti, no...
chi poserà per
questo
antico dipinto già mille volte dipinto?
voglio
amare amare amare senza fine amare e
l’idea che tu voglia amare ||
*
vidi un giorno scrollarsi di dosso la gazza ladra la sua anima –
non mi
serve disse - che me ne faccio di un’anima
se la
terra è già piena di lombrichi e il sole
sopra le
mie tese – un occhio di rubino fra
le carte
lattee della volta.
3
eravamo
umanità, intensi di squille
amanti
nelle veglie
prima
che nelle nostre ossa il vento facesse viole di
ogni
nucleo.
e
quando sotto il cielo trafitto da
un ago di alabastro
mi
dicesti - io so chi sono. e non volli
crederti,
mi rubasti
gli
occhi e il caffè fu maturo nella
piantagione , la cavalla
partorì
esmeralda,
tua figlia.
tua figlia.
scriverlo
su questo muro che hai venduto
le tue
scarpe, non servirebbe a niente - a chi vuoi che
importi? di quanti fiumi abbiamo scavato il
letto,
di oro che mutammo in piombo,
accanto
a un disarmo grande giace
la rosa
filosofica –
sempre o quasi - alchimia
è facile rima di anarchia, un poeta non fa rime
a caso
una
rosa con un petalo
strappato,
ricordi, carlo?
provateci voi, provate a scrivere la parola amore sopra
a un petalo di rosa senza ferirvi, mentre avvicinate ad essa le
vostre
labbra - fili d’oro sottili come labbra.
e
con le labbra un fiume d'oro
urlato, maledetto, dal nucleo all'inferno
della rosa
urlato, maledetto, dal nucleo all'inferno
della rosa
elia b.
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