sabato 19 luglio 2014

la malavia



1

la malaria, la malavita, _la maldicenza, il malocchio,
foglie, il male con
la morte in ceneri,
la peste chiara e rosa che si rintana nel seno
di chi ha lo spirito bisognoso,
di colui che reclama allamore le blandizie soltanto
lho conosciuta

negli occhi della gente, accecarsi
fino al buio più profondo

della notte.

disinfestarsi nelle
mani di chi dice io sono folle folle
e invece è amore. senza rostri
e cavezza, amore che rende pur la
miseria ardita che giunga
come il clamore
in sordina di chi si duole

del dolore di tutti

era ogni cosa che desideri e che ora
verifica, in sé, sé stessa. condurti alla ___terra perfetta, lisola dove
vanno a finirsi,
a raffinarsi                        gli albatri
affaticati da quel graspo di bellezza
e di lustro

che li ha messi nei versi dei poeti antichi.

il san pietro di turno, si accosta con il
malloppo di chiavi sotto il cappello da cow boy,
preso in prestito a john wayne.
nel suo numero di giocoliere,
ma è un trucco di zingara, indovina qual è quella della santa porta
- dice -
quella che ti salva senza speranza, immersi
nellazione che perde ogni via di riparo.

fiorire il germe di una
idea, perché.

2

la grande clessidra. il giocattolo degli
uomini dinanzi agli occhi delle

sibille è un diletto da ragazzi
eppure per un momento lungo tutto il verde fiume, i saggi, gli
orologiai del negus

la disinnescano, \cè un non-attimo\ in cui
il tempo \ smette di \ essere
stillato, \ valutato,

ammassato in sacchi per le dighe, allultimo palpito dello sguardo.
spegnersi lungo il verde fiume
tutto lumano adoprarsi , uguale alla morte,
questa sciocchezza di
sabbia e di vetro, nel ristagno delle
geometrie, abbastanza da poterla rivelare,
lei, la vecchia, la signora,

in poltrone sbiadite davanti al televisore acceso
ai nostri figli, almeno.
guadagnando la fatica di far bollire
il sugo dietro la tendina

dellangolo cottura, parlarne con tua fidanzata a cui
non hai scritto una lettera da anni, sicura, tonda
come il frutto adamitico,

nel camice a fiori scollacciato, bella, bella,
dintorno girando al tavolo verde, sperperare tanto sangue, e lo
straccio le cade dalle mani come perde
una penna      
                                     una colomba.

3

non cè un pozzo buono  per tutta la terra.

la stoltezza tormenta lanima
come un meschino in foia,
che tutto sbavo e strizzo gli occhi, che intorno cerco il benestare,

con il solito vecchio trucco di
spacciare il ferro spuntato
per un rivo di rose guerriere, oh clandestina, puttana esultanza.
cerchiamo allegrezza e svago
si viene da lontano sempre noi gente poetica,
noi gente per niente.

oceano io odio, dice per scherzo il marinaio,
dandogli del voi al mare,

ho più cose da dire

che luomo più vecchio della terra
stive guardaroba magazzini
caselle zeppe di venti, arie e di canzoni e bottiglie e conti,
brandelli di autunno, biglietti, appunti, strategie
per fregare il padreterno,

averla vinta una almeno - io sono come il sovrano di un

trono assai nuvoloso,

quando il cielo è un  teatro di artiglieria.
piovono le voci delle madri
della terra in tutte le cattedrali, perdute
mai, di un pianto buono, di una
tristezza semplice

che ombreggia quando tutto fuori arde

e mi spoglio e poso il mio scettro
fatto di inchiostro
nel piccolo cassetto, penso agli anelli dispersi in tutti i motel che ho
abitato per poco, lasciando al commiato sempre
due versi alla cameriera,
alla portinaia, quelle le cui tracce si dileguano facilmente,
il cui odore ti si cuce sugli abiti
come un bottone.

4

infinocchiati dalla
politica dalla medicina dalla filosofia dalla fisica,
talmente bambini da credere che le
corde dellaltalena
non potranno mai spezzarsi.

amarsi __eurialo_ e niso___ luno poggiato alla schiena
dellaltro in un vecchio libro

come una chiesetta di contrada intrisa
di suoni di armonium.
i gigli assolati
in vasi di  coccio, spighe di grano  tenute al riparo
dalla luce per risultare verdi al senso
del naso e della terra. 

denari lasciati in piccoli
panieri aulenti.

noi meno attenti al mistico accordo
in cui bordeggiano
muse, prefiche, madonne ad ogni angolo di strada e gli altri
i santi della cricca

bardati  come asini, e a noi il carico
delle ferite, sicché stipulare
il mito del poeta.

oh luna, gelida e muta, una sera distendendo tutte le carte io
ti ho scorta ricoprire di lamine argento il giardino dei talenti e certe sere
dinverno, spengo i lumi ai piedi di
tutti i miei idoli

dissennati, che so, io sono quellalbatro lieve,
nel riverbero che guizza
della brace.






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