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SALUTE ANCHE A TE.
ADESSO MI
CHIEDI SE UN POETA CONOSCE L’EBBREZZA DEL VOLO, SE È SIMILE A QUELLA DEL VINO,
LA NATURA
DEL FREMITO CHE TI RIESCE DI INFONDERE ALLA PAROLA
NESSUNO È POETA A QUESTO
MONDO
TUTTI SCRIVONO POESIE,
LA POESIA CHE, POI, NEMMENO ESISTE
MA FRA TUTTE LE INCERTEZZE, CON TUTTO IL
RISPETTO,
NON HO MAI LETTO UN
LIBRO
SCRITTO DA UN FAGIANO.
E VIA DI
ANALOGIE-ANALOGICHERIE, AVERE LA DIARREA ALLE DITA;
AI POETI SI STRINGE LA
MANO CON CIRCOSPEZIONE,
INSOMMA,
TORCENDO UN PO’ IL NASO.
IL POETA È COME UN
PENSOSO NAVIGLIO - BRUCIANTE FEBBRILE - INCOLTO SULLA RIVA,
PER I BAMBINI AI PIRATI,
E QUALCHE NIDO
DI GABBIANELLE.
CHI L’HA SCRITTO?
ALMENO UN CENTO
SCONOSCIUTI PRIMA DI ME.
DAMMI RETTA, AVVICINATI
E QUA LA MANO SE C’È UN
UCCELLO DA METTERE IN GIOCO È LA GALLINA
DALLE UOVA D’ORO. MA NON
DIRLO, CHE NON SE NE ACCORGANO GLI
EDITORI, POTREBBERO
PUBBLICARCI! A VOLARE,
COME
COMUNEMENTE
IL LOGGIONE DEI NOMINATI
INTENDE,
CI PENSANO I PICCIONI.
GLI AEREI, O CHI PER VIZIO AL FILO DEL RESPIRO
UN VECCHIO AQUILONE
SBRINDELLATO
NO, CON LA CERA CI HANNO
GIÀ PROVATO ED
È FINITA MALISSIMO.
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I POETI SONO IN GENERE
GROSSI BEVITORI,
NON DELICATE RONDINELLE
O CI ATTACCHIAMO AL
GONNELLINO DEL PRETE PER GIUSTIFICARCI, ESSERE SICURI
DELLA SORTE DELLA NOSTRA
ANIMA. MA NON
SARÀ PECCATO LA POESIA?
MA ABBIAMO TUTTI RADICI
COME
GLI ULIVI NELLA TERRA
RIARSA DOVE REGNA CHI SEMINA E MIETE E
NON PREGA E VA ALLA
MESSA CON IL FALCETTO,
CHE È TEMPO – TI PIACE
COME IMMAGINE?
CONCEDIMI LA
GENERALIZZAZIONE.
PRENDI ME PER ESEMPIO,
CHE INARCO
LE SOPRACCIGLIA PARI
ALLA CURVATURA DEL MARE AL CIRCOLO MASSIMO, E RIDO, RIDO NEL VENTO CON I MIEI
CAPELLI SCIOLTI SERPI
DELLA MIA MASCHERA DI MEDUSA, ANCHE SE LI HO
CORTISSIMI, TAGLIO
MILITARE, O UNA CRESTA MAGARI
O GIOVANE CAVALIERE.
E FARNETICO DI
CATULLEZZE
DI SAFFITUDINI COME
FOSSERO I GRANDI MECCANISMI CHE
FANNO ANDARE IL MONDO,
POVERO SCIOCCO CONTRO
L’EMPIREO DI UNA
BRAMOSIA,
UOMO – IO LIEVE APRENDO
LE PORTE –
PER TUTTO IL TEMPO.
E VORREI PORTARTI A CASA
PER FARE L’AMORE ADESSO, CON LA PREIMPOSTA CALMA
IL TELEFONO SPENTO, VIA
LA BATTERIA DALLA SVEGLIA. GIÙ
LA LEVETTA DELLA
CORRENTE,
QUELLA CHE NEL MIO
IMPIANTO COLLEGA
I LAMPADARI E IL
CITOFONO.
O FORSE AMARCI NEL BROLO
DOVE FLUISCONO LE ACQUE DI TUTTE LE
GRONDAIE, GARRULE, DI
QUESTO BEL MONDO
INCAZZATO VERDE.
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OH ERATO, PER PIETÀ, OH,
CLIO,
OH MELPOMENE
MA CHE… NON
AVRAI INTENZIONE DI IMPORTUNARLE TUTTE? LA GRECIA È MORTA, NON LI LEGGI I
GIORNALI?
EH SI, CHE I TEMPI SON
CAMBIATI È MORTA PURE LA POESIA,
LO SANNO TUTTI, CHIEDI
AI RAGAZZI
DELLA “SQUOLA”.
È CHE UNA PERSONA, UN
TIPO NOSTALGICO MI HA CHIESTO
DI SCRIVERE QUALCOSA PER
LEGGERLA
DALL’ALTARE DI SAN
GIUSEPPE, SENZA TROPPE MODERNERIE, ANCHE IO HO
BISOGNO DI MANGIARE DI
TANTO IN TANTO, E NON MI SONO
PERSO IN CHIACCHIERE
PER QUESTA RAGIONE
INVOCAVO. COME AI
VECCHI TEMPI. E ALLORA,
COS’È
CHE HAI SCRITTO, POETARUM?
QUESTO HO SCRITTO.
IL NOSTRO PANE FIORE DEL
FUOCO, INFINE
NOI ZIGANI SOTTO LE NOSTRE TRAVI – AVERE UNA CASA, PORTARLA IN
GIRO PER IL MONDO. IL
VINO SACRO,
IL SANTO, IL PURO AL
POSTO
DEL SANGUE, E FERVIDO.
CI AFFIDIAMO ALL’IMMAGINE
DI SAN GIUSEPPE CON UN
GRAPPOLO DI RUBINI AL
POSTO DEL CUORE.”
EH BRAVO_ IL NOSTRO
POETARUM! CLAP CLAP CLAP -
(SOTTOVOCE)
DITEMI,
ADESSO CHE SIAMO RIMASTI SOLI, AMICI. COME FACCIO IO CON 26 LETTERE A SCRIVERE
UNA
PERNACCHIA!
IO MI SPERNACCHIO DA ME. E PER UNA BISTECCA E UN SACCHETTO DI PATATE.
MA CHE SI CAPISCA BENE
CHE È UNA PERNACCHIA E
NON LE FUSA DI UN GATTO!
CERTO CHE PALAZZESCHI CI
AVEVA PRESO BENE,
QUEL VECCHIO MATTO
INNAMOREVOLE.
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