pulp
Giambattista Tiepolo - Apollo |
sono affetto da
una strana forma di cannibalia _
minima moralia
che si inselvatica, per uso,
aggrumandosi nel grasso dell’ostrica
ammalato
d’amore incapace a perire
ammalato di
morte incapace di patire...
i suoi
movimenti striscianti, digrignava le canine
mentre
tormentava con le labbra una tortorella
sonora
il paranoico a guardia di un
esilio di stelle…
ha dato l’esame
pronunciando l’alfabeto perduto dei lampi
attorno alla
schiusa delle tane
cerchiato di
bivi rotanti, ha superato l'esame, ha risolto in te il suo male assoluto...
e ti ha chiamata poesia... si può morire dinanzi all' aderenza di una parola
e ti ha
chiamata poesia...
*
a stormire è il
rivo in lui, fra i bombardini
di occidente
che si incendiano…
con i flicorni contorti sulle labbra degli angeli noleggiati per l'occasione
li ha piegati
al suo volere risurrezionale
e insorge
vivendo il lavorio dei viticci svergini
la
ricomposizione dei suoi perché disassociati
e nel tempo
svincolarsi dalle orride spianate,
toccare con
mano una tremula ninfa…
chi è che vorrà
distruggere il suo sonno di bambola incandescente?
*
<<disteso
sull’erba
con una sfera
di terra
nel petto che
pulsava
ha ingenerato
una bambola incandescente:
le lische d'oro>>
il cuore il
cuore… ___
azzardarsi a
oggetti ignudi e alle mude
il pianto che
via via si insapora...
ma i poeti non
possono impugnare armi, abbiamo briglie di stelle, lettighe...
quando sono entrato lui era lì che
dormiva, odore di aceto di
mele - quando si
sveglierà, come al solito mi leggerà gli spartiti
di una lira misteriosa
che mai gli ho udito suonare, mi
chiederà di
pettinarmi i capelli o sarà lui a
farlo -
per le bambine del villaggio è ora
di andare a dormire...
e mi riporrà sul divanetto del tinello -
ci tiene a che conservi il mio originale
profumo di mora_ e chiuderà il tetto
della casetta_piano piano.
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